Sostenibilità sociale come base per la sostenibilità economica e ambientale
L’emergenza Covid ci ha costretti a fare fronte a una situazione imprevedibile e a modificare il nostro stile di vita per adattarci a nuove condizioni. Il lockdown, limitando la nostra possibilità di esplorazione della realtà esterna, ha spostato l’attenzione verso l’interno: la persona e il suo benessere psicofisico. Tuttavia il benessere del singolo è inserito in una logica più ampia, comunitaria. La qualità della vita di un individuo è il risultato anche e soprattutto delle relazioni che egli instaura con le strutture sociali, gli ambienti fisici e non con cui si interfaccia quotidianamente. In questo quadro è impossibile non tenere conto del ruolo delle aziende. Mai come prima d’ora il tema della Sostenibilità sociale torna a essere una priorità.
La sostenibilità sociale è il nucleo e la base per l’esistenza della sostenibilità economica e ambientale, irrealizzabili in mancanza di coesione sociale. Il successo di un’azienda si misura infatti anche nella sua capacità di garantire condizioni di benessere umano che superino i concetti di classe e genere e siano equamente distribuite.
I vantaggi dell’impresa socialmente responsabile
In una realtà economica sempre più globalizzata e competitiva, la responsabilità sociale (CSR) non è una semplice scelta di coscienza ma è una necessità per lo sviluppo dell’azienda. In un documento del 2011, la Commissione Europea ribadisce il concetto: “Un approccio strategico nei confronti del tema della responsabilità sociale più importante per la competitività. Esso può portare benefici in termini di gestione del rischio, riduzione dei costi, accesso al capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane e capacità di innovazione”.
La sostenibilità aziendale viene spesso confusa con comportamenti virtuosi, lasciati alla sensibilità del singolo che dal piano privato si spostano a quello professionale. Si tratta di una visione limitata, poiché la sostenibilità consta di una vera e propria strategia. Intanto occorre chiarire che un’azienda è sostenibile quando è in grado di raggiungere una stabilità competitiva, ovvero di essere competitiva raggiungendo dei ritorni stabili nel tempo.
Per fare ciò deve chiamare in causa gli stakeholder, cioè di tutti quei soggetti con cui entra in contatto, come clienti, fornitori, dipendenti e istituzioni. Il rapporto con gli stakeholder è determinante: occorre coinvolgerli, creando e condividendo valori nel tempo.È importante considerare il medio e lungo periodo: per esempio tagliare i costi di formazione e piano carriera del personale corrisponde a un risparmio economico in un primo momento ma può dare vita a un team non motivato, impreparato, poco leale all’azienda. Allo stesso modo, politiche speculative e di scarsa trasparenza sui prodotti avranno degli effetti sulla tenuta dei clienti. Una strategia di sostenibilità aziendale insomma, non può non tenere conto degli impatti economici (e non) che le decisioni di business determinano per ciascuno stakeholder.
A ogni modo, la CSR comporta dei benefici che vanno al di là degli aspetti economici. I principali sono:
- La creazione di un migliore clima aziendale interno che a sua volta attrae personale più qualificato e produttivo;
- Lo sviluppo di un rapporto duraturo con i clienti, fondato sulla fiducia nella qualità del prodotto/servizio offerto e dunque sulla credibilità dell’azienda stessa;
- Il miglioramento della brand image e della brand reputation;
- Lo sviluppo di relazioni esterne fondate sulla fiducia e sulla reciproca soddisfazione di bisogni;
- Maggiore competitività poiché l’azienda è in grado di creare valore non solo per sé stessa, ma anche per shareholder (proprietari e azionisti) e stakeholder.
Welfare “di crisi”
I recenti avvenimenti stanno cambiando la consapevolezza dell’importanza della salute e della sicurezza dei lavoratori. Le aziende danno sempre maggiore importanza al welfare aziendale, a tutti quei beni e servizi messi a disposizione del lavoratore con contratto a tempo indeterminato.
Il Rapporto 2020 Welfare Index PMI di Generali mostra come l’investimento nel welfare aziendale sia aumentato: le imprese attive superano il 50% e di queste il 79% ha confermato le iniziative di welfare già esistenti e il 28% le ha potenziate o ne ha introdotte di nuove.
Ci si muove sempre di più nella direzione di un welfare aziendale personalizzato e capace di adattarsi ai bisogni determinati dal contesto storico e culturale. L’emergenza Covid, per esempio, ha portato a concedere uno spazio sempre maggiore a soluzioni di assistenza sanitaria. Sono molte le aziende che hanno aderito a specifiche assicurazioni per fronteggiare eventuali contagi con polizze sanitarie che garantiscono un’indennità da ricovero giornaliera e assistenza domiciliare post ricovero. Quest’ultima può includere la richiesta di collaboratori familiari, servizi di baby- sitting e consegna della spesa a domicilio. Sono altrettante le imprese che si sono adoperate per garantire condizioni adeguate agli smart worker con orari di lavoro flessibili, strumentazioni adeguate, turnazioni orarie e – in alcuni casi – servizi di assistenza psicologica gratuita a sostegno dei soggetti bisognosi.
Emergenza sanitaria e aziende socialmente responsabili
Ci sono molte aziende che hanno elevato la loro responsabilità sociale durante questo periodo di crisi, mettendo in atto azioni a beneficio dei dipendenti, dei clienti e dell’intera collettività. Per esempio, sono molti i brand che si sono mossi in prima linea per sopperire la mancanza di attrezzature mediche negli ospedali.
Il gruppo Armani ha convertito i suoi stabilimenti italiani per produrre camici monouso e ha donato 1 milione di euro alla protezione Civile e a varie realtà ospedaliere italiane. Anche Gucci e Prada si sono impegnate nella produzione di mascherine e camici sanitari per rispondere alle richieste della Regione Toscana.
Il Gruppo Dallara – eccellenza dell’automobilismo sportivo – e l’ospedale di Parma hanno contribuito alla creazione di respiratori, convertendo le maschere da snorkeling di Decathlon, creando una valvola attraverso una stampante 3D. Dallara ha inoltre messo a disposizione disegni CAD e istruzioni per consentire a chiunque possieda una stampante 3D di replicare l’operazione e di aiutare nella realizzazione di respiratori.
Anche al di fuori dei reparti, il sostegno delle aziende ha trovato modo di esprimersi con iniziative di vario genere. L’azienda ABInBev – produttrice di birra con oltre 500 marchi nel mondo – ha lanciato una piattaforma per consentire ai consumatori di sostenere il loro bar di fiducia in un momento difficile come quello attuale. Sul sito salvailtuobar.it i clienti possono acquistare preventivamente una gift card per una birra che potranno consumare alla riapertura del bar.
Questi sono solo alcuni esempi di responsabilità sociale, facendo un giro sulla piattaforma di Italia non profit – società no profit che si occupa di mappare e fornire dati sulle iniziative di sostegno – è possibile prendere visione di moltissimi altri contributi. In particolare in Italia sono state registrate 975 iniziative di sostegno sociale, 722 donatori e oltre 783 milioni di euro tra donazioni e fondi.
Le aziende dopo il Coronavirus
Imprenditori, manager e leader aziendali sono stati chiamati a compiere scelte importanti in una situazione delicata come quella che stiamo vivendo. I diversi esempi riportati precedentemente dimostrano come la chiave per affrontare l’emergenza sia aprirsi alle relazioni esterne e considerare il valore dei dipendenti, dando vita a iniziative che sappiano tutelarli e che consentano loro di continuare a lavorare al meglio delle possibilità. La risorsa umana non dovrebbe essere concepita come un mero costo ma come soggetto di valore per via delle sue specifiche conoscenze e competenze, oltre che essenza stessa dell’impresa di cui incarna idealmente valori e disposizioni. Le peculiarità del personale, il suo know-how aziendale è determinante per garantire la continuità di un business.
Portare avanti i valori aziendali e proteggere la qualità del rapporto con gli stakeholder non è un elemento secondario ma la via da perseguire anche e soprattutto in una situazione di crisi. Un tipo di mindset che le aziende dovrebbero portare avanti indipendentemente dall’emergenza, assieme a un uso più deciso degli strumenti digitali e una maggiore capacità di relazione. In questo senso, i dati sul terzo Rapporto Censis 2020 sul welfare aziendale sono incoraggianti: il 95% delle imprese coinvolte nell’indagine ritiene che sia importante conservare e/o potenziare gli attuali servizi, opportunità e tutele aziendali in futuro.