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Impresa
3 maggio 2021

Colloqui 2.0: recruiting e gestione delle risorse umane ai tempi della pandemia

Risorse umane e pandemia: uno sguardo alla situazione generale

L’emergenza sanitaria ha avuto forti ripercussioni sulla vita della popolazione mondiale sia a livello sociale sia in ambito lavorativo ed economico. 
Il mercato del lavoro, già in difficoltà da tempo, ha subito un calo drastico: le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) hanno evidenziato una perdita delle ore lavorate pari a circa l’8,8% nel 2020 a livello mondiale, il che corrisponde a 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. 

Nonostante ciò, non tutte le attività sono state colpite dalla pandemia allo stesso modo: quelle essenziali, come supermercati, farmacie e servizi facilmente erogabili online sono riuscite a tutelare almeno in parte il loro business durante la crisi. Diversa la situazione per i lavoratori di settori non essenziali, come il turismo e la ristorazione che hanno visto una riduzione quasi totale del proprio reddito.

La pandemia globale ha inciso anche sulle modalità di recruiting

Per quanto riguarda le attività di selezione e assunzione del personale, l’impatto negativo della pandemia si è rivelato strettamente correlato alle restrizioni imposte, soprattutto alle limitazioni di incontri e contatti fisici interpersonali. Anche in questo ambito, gli effetti della crisi pandemica si sono rivelati contrastanti: le assunzioni nel settore turistico e in quello dell’organizzazione di eventi, per esempio, come prevedibile si sono arrestate, mentre altre sono cresciute anche a livello esponenziale, come quelle relative ai servizi di comunicazione online e di logistica.

Secondo la ricerca condotta dall’Osservatorio Jobrapido – motore di ricerca di lavoro che conta oltre 90 milioni di utenti registrati in 58 Paesi – durante la pandemia è cresciuto il lavoro da remoto e sono aumentate le opportunità nell’e-commerce. L’incremento nel settore della logistica legato all’aumento delle vendite online ha infatti determinato un aumento globale dei posti di lavoro offerti pari al 15%.

Pro e contro della digitalizzazione in ambito HR

Lo scoppio della pandemia ha portato senza dubbio all’accelerazione nella digitalizzazione aziendale. Secondo il rapporto presentato a febbraio 2021 dalla Corte dei Conti Ue, l’Italia si trova in una posizione arretrata a livello Europeo per quanto riguarda le competenze digitali: il 50% della popolazione attiva risulta poco preparato o addirittura privo di tali skills.
Di conseguenza, anche il mondo delle risorse umane ha riscontrato alcune difficoltà riguardanti le assunzioni e la ricerca di personale preparato: secondo Unioncamere – Unione Italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura – in Italia le competenze digitali vengono richieste a 7 assunti su 10 (pari a 3,2 milioni di lavoratori), eppure per il 28,9% di questi profili è difficile reperire proprio a causa dell’inadeguatezza o della forte carenza di competenze in ambito digitale.

Per trovare una soluzione favorevole sia ai recruiter sia ai candidati, nell’ambito di un percorso volto all’implementazione delle digital skills avviato dal governo Conte Bis il 3 agosto 2020, l’allora ministra dell’Innovazione Paola Pisano ha firmato il decreto d’adozione della Strategia Nazionale per le Competenza Digitali. Ciò allo scopo di eliminare il divario con gli altri Paesi europei e abbattere il digital divide tra varie aree del territorio nazionale italiano.

Nel concreto, sono stati posti obiettivi molto ampi che puntano sulla promozione dello sviluppo delle competenze chiave e sull’attuazione di iniziative nazionali per offrire ai cittadini a tutti i livelli – dalle scuole alla forza lavoro attiva – adeguate competenze digitali.

La capacità di reinventarsi è il primo passo per ricominciare

Da sottolineare anche gli aspetti positivi legati alla digitalizzazione in ambito HR. L’utilizzo dei video-colloqui – principale metodo di approccio adottato dalle risorse umane – non ha ad esempio intaccato uno degli aspetti fondamentali di chi fa questo lavoro: essere disponibili e trasmettere empatia ai candidati. Versatili e adattabili a qualsiasi esigenza, i colloqui per via telematica offrono vantaggi nell’acquisizione di nuovi talenti e richiedono una minor pianificazione degli appuntamenti, facendo risparmiare tempo sia ai candidati sia ai recruiter stessi.

Il caso LinkedIn

I social media professionali legati alla selezione del personale hanno avuto un ruolo fondamentale durante tutto il 2020 e soprattutto nei momenti più critici della pandemia. Tra questi, LinkedIn ha sicuramente fatto la differenza. In primo luogo, dal 1 aprile 2020 al 30 giugno 2020, ha offerto la possibilità ad aziende e organizzazioni del settore sanitario di pubblicare gratuitamente nuovi annunci di lavoro, i cosiddetti mission-critical.

LinkedIn in prima linea per sostenere il settore sanitario

LinkedIn ha anche dato luogo al progetto “Recruiting for Good”, attraverso il quale gli stessi dipendenti della piattaforma social in questione, con esperienza nella selezione del personale, hanno potuto aiutare organizzazioni di vari settori nella ricerca di talenti per ricoprire posizioni urgenti sia a pagamento sia volontarie.
Un’ulteriore iniziativa ha rappresentato una risposta concreta alle disperate richieste d’aiuto da parte del settore sanitario: LinkedIn ha messo a disposizione l’accesso gratuito per tre mesi a “LinkedIn Talent Insights”, uno strumento realizzato con lo scopo di ottimizzare le metodologie legate al recruiting. 
Questa funzionalità permette ai recruiter di sviluppare una strategia di talent intelligence usufruendo di una grande quantità di dati sugli utenti e analizzandoli secondo diverse chiavi così da raccogliere informazioni utili. Durante la pandemia, questo strumento è stato molto utile nella ricerca e assunzione di personale sanitario, alleggerendo il compito di coloro che già si trovavano in prima linea a fronteggiare l’emergenza, facendo i conti con un elevato carico emotivo e di stress.

Cambiamenti e novità nel mondo del recruiting

Nonostante le numerose difficoltà e i repentini cambiamenti che hanno caratterizzato l’ultimo anno, chi lavora nel settore delle risorse umane ha dunque potuto riscontrare anche diversi vantaggi e risultati positivi.

Uno dei KPI (Key Performance Indicator) più importanti del recruiting è il time to hire: il tempo che intercorre tra la registrazione del candidato a un annuncio e l’effettiva assunzione. Nel 2017, stando ai dati forniti da Glassdoor – uno dei siti in più rapida crescita per la ricerca del lavoro e assunzione del personale – le aziende italiane impiegavano circa 36 giorni per portare a termine il processo di selezione, contro per esempio i 23 degli Stati Uniti o i 28 della Germania; valore che nel 2020 è migliorato grazie alla possibilità di organizzare colloqui più rapidamente utilizzando le videochiamate.

La digitalizzazione ha ridisegnato il mondo del lavoro

Un altro cambiamento sostanziale vede come protagonista lo smart working: mentre nel 2020 era percepito come una novità scomoda dalla maggior parte della popolazione, nel 2021 è divenuto uno dei benefit più richiesti dai candidati. 
Un anno di pandemia e le conseguenti limitazioni della libertà personale hanno fatto riscoprire l’importanza del bilanciare la vita privata con quella professionale e la flessibilità che il lavoro da remoto consente. Per le risorse umane, questo si è rivelato un vantaggio non di poco conto: lo smartworking, infatti, permette agli addetti al reclutamento di selezionare i candidati senza dover forzatamente tener conto della vicinanza geografica, ma basandosi esclusivamente su competenze e caratteristiche richieste al ruolo ricercato.

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