Il marchio luxury LVMH punta sul “digital first” e mira a conoscere uno a uno i propri clienti, creando piani personalizzati e un’esperienza di acquisto unica in un mix tra reale e virtuale
Così il Covid-19 ha avvicinato il pubblico al digitale
Il 2020 si è aperto in tutto il mondo con un evento che ha cambiato le nostre vite in modo tanto improvviso e inaspettato quanto profondo: la pandemia – tuttora in corso – collegata al Coronavirus ha determinato come noto molte conseguenze drammatiche innanzitutto dal punto di vista della salute pubblica, quindi da quello economico e sugli spostamenti, siano essi di lavoro o di svago. Le distanze, che sembravano essersi ormai annullate grazie alla velocità degli spostamenti, sono tornate a farsi significative, a tratti anche insormontabili se non facendo ricorso ai mezzi tecnologici a nostra disposizione.
Nell’era del Covid-19, anche le favole per i bimbi vengono raccontate dai nonni in videoconferenza, in un aggiornamento di quelle di rodariana memoria.
Proprio da questo punto di vista, e volendo trarre insegnamento da ciò che di buono questa situazione così drammatica può lasciarci, una delle conseguenze dirette collegate al Covid-19 è l’accelerazione dei processi tecnologici in atto: percorsi che avrebbero richiesto ancora diverso tempo per giungere a compimento sono stati realizzati in una manciata di settimane, intere fasce della popolazione che non si erano mai affacciate al mondo del commercio online hanno approcciato l’e-commerce, anche le realtà che non avevano mai visto nella rete un possibile sbocco di vendita ne hanno testato le potenzialità, le piattaforme dedicate ai meeting e all’e-learning sono divenute strumenti lavorativi, di crescita personale e di relazione che frequentiamo quotidianamente ai più disparati livelli.
Un esempio in questo senso lo fornisce il marchio del mondo del lusso LVMH Moët Hannessy Louis Vuitton: proprietario di brand luxury che vanno da Loro Piana a Louis Vuitton, da Fendi a Givenchy, da Dior a Kenzo fino a Bvlgari, TAG Heuer, Moët Chandon, Dom Perignon e altri, vede proprio nel digital uno sbocco sempre più importante nelle proprie strategie di posizionamento sul mercato.
Digital first anche nel mondo fashion
Una presenza sempre più importante quella della tecnologia nel mondo della moda: tanto importante che – in occasione della Milano Digital Fashion Week che si è tenuta nel mese di luglio 2020 – lo Chief Digital Officer del gruppo Ian Rogers ha avuto modo di dichiarare che ormai anche nel settore fashion si pensa in chiave “digital first”, quando fino a poco tempo fa questo aspetto veniva considerato come “second”.
Ecco anche il perché di investimenti importanti e programmi di scouting volti a individuare e far crescere startup in grado di immettere sul mercato non solo strumenti innovativi, ma anche nuovi punti di vista. L’obiettivo? Essere pronti al momento giusto, senza forzare la mano al pubblico, ma al contrario offrendola immediatamente al maturare dei tempi, integrando sempre più realtà fisica e virtuale in ogni esperienza di acquisto e di relazione con il brand.
È d’altra parte questa una delle caratteristiche fondamentali di un business che sia davvero resiliente, in grado di rispondere con efficacia a ogni sfida: la capacità di guardare avanti non solo grazie all’intuizione, ma anche a specifici investimenti di risorse ed energie volte a queste attività.
LVMH Innovation Award 2020
Proprio la capacità del digitale di fornire al consumatore un’esperienza di acquisto personalizzata è stata determinante nell’assegnazione dell’LVMH Innovation Award che si è tenuto nel mese di giugno. L’edizione 2020 di questo premio di open innovation istituito nel 2017 e che quest’anno si è tenuto in forma digitale ha infatti visto la vittoria del progetto olandese Crobox. L’idea è quella di rispondere a una domanda che è da sempre al centro delle strategie di ogni brand e di chiunque si occupi di comunicazione: “Cosa vuole il consumatore?”.
Crobox analizza il comportamento di ogni singolo consumatore mettendone in luce le preferenze individuali, consentendo così alle aziende di creare dei piani di comunicazione personalizzati volti non più a pubblici target più o meno vasti, ma a ogni individuo. Una strategia win-win, dal momento che dal punto di vista aziendale diviene possibile creare dei piani promozionali davvero mirati, dall’altra il cliente può contare su un’esperienza di acquisto cucita su misura, che proponga solo ciò cui può essere realmente interessato.
Tramite la raccolta e l’analisi di dati, dunque, la tecnologia consente nello stesso tempo di raggiungere un pubblico vastissimo e di proporre a ciascun individuo all’interno di questo vasto pubblico un’esperienza sempre più personalizzata: un processo già in atto da tempo, ma che vede ora un’importante accelerazione e che non potrà che giovare dei maggiori flussi di traffico legati alla nuova familiarità acquisita dal pubblico nei confronti degli strumenti digitali.